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|   | Elba Oggi Settimanale di attualità e cultura dell'Isola d'Elba Direzione, Redazione e Amministrazione: info@elbaoggi.it
 Registrazione Tribunale di Livorno n° 682 del 26 Febbraio 2001
 Direttore Responsabile: Francesco Oriolo
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| Principi, pretesti e poltrone |  
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| Anche il movimento autonomista Elba 2000 interviene per dire la propria opinione sull'annullamento del commissariamento del Parco. Da sempre contraria all'istituzione dell'Area protetta, Elba 2000 si schiera adesso dalla parte di Barbetti e non perde l'occasione per bacchettare l'amministrazione regionale 
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 Ancora una volta la Regione e l'intero schieramento di sinistra si trovano sostanzialmente  schierati contro gli interessi degli elbani. E' una situazione che emerge dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha annullato il decreto di nomina di Ruggero  Barbetti a commissario del Parco dell'Arcipelago Toscano.
 
 Da un punto di vista strettamente  giuridico  istituzionale non  vi sono dubbi sulla liceità del ricorso della  Regione alla Consulta. Infatti, la legge 394 impone che il presidente di un Parco  debba essere nominato dal Ministero dell'Ambiente,  ma in accordo con la Regione. Però,  in  questo caso,  l'esigenza   formale del rispetto delle norme   si pone nei fatti contro la volontà  della  stragrande maggioranza degli  elbani che, nonostante fossero contrari  all’ istituzione del Parco,  avevano accettato la  direzione Barbetti come un male minore.
 
 La prova di tutto ciò sta nel fatto che le categorie economiche elbane, (Associazione Albergatori,  Faita,  Coldiretti, Confcommercio) eccettuate quelle che dipendono dal continente (Confesercenti, Piombino, e Cna, Livorno), hanno più  volte  dichiarato in documenti ufficiali  la loro fiducia  in Barbetti.
 
 E questo si può capire: Barbetti è un elbano e un’operatore turistico che conosce bene i  problemi dell'isola, oltre che un amministratore di grande esperienza con cui è possibile usare un linguaggio comune. Paradossalmente,  anche i  problemi   che Barbetti aveva avuto nell'accettare il Parco, giudicati  come una sorta di peccato originale dalla Regione,  erano visti  dagli  elbani come una garanzia.
 
 Elemento  che, se la Regione avesse avuto  un più ragionevole e pragmatico approccio al problema,  avrebbe seriamente preso in considerazione, specie in una  fase  di delicata  transizione come questa,  verso un’auspicata  totale accettazione dell'area protetta  e dei suoi valori. Quando la Regione Toscana  ha fatto ricorso  alla Consulta  conosceva perfettamente questa situazione, ma  evidentemente deve  aver pensato  che il rispetto della legge  viene prima di tutto.
 
 Potremmo essere d'accordo se questo  fosse  un principio   sempre rispettato e non un pretesto,  uno  strumento per lottare  intorno  ad una  poltrona dove vi sono miliardi  da gestire,  amici da sistemare,  conti da regolare. Gli amministratori regionali,  purtroppo, non  tengono   conto    né dei principi,   né degli  elbani   e delle loro  opinioni  e dei loro diritti. Non lo fanno  quando, come in questo caso,  il non rispetto della legge      porterebbe agli isolani  qualche  vantaggio;  e non lo fanno,   soprattutto,   quando le norme le ignorano loro stessi, per di più mettendo in pericolo la salute della gente.
 
 La Regione infatti non sta  rispettando un norma fondamentale (del Dlgs 31/2001) sulle acque,  in vigore dallo scorso mese di dicembre:  non ha avvertito  la popolazione, come espressamente  impone la legge, del fatto che l'acqua  che arriva nelle case non è un’acqua potabile, per la  pericolosa presenza di boro,  e che viene inviata solo in virtù di una deroga ministeriale. Deroga però che diviene nulla  se  la popolazione non è stata avvisata e quindi messa nelle condizioni di proteggersi.
 
 Quindi, da una parte una grande e dichiarata sensibilità istituzionale  e un richiamo  altissimo alle regole,  con  l'intervento addirittura della Corte Costituzionale su una storia di poltrone,  e  dall'altra  il non rispetto  di un Decreto legislativo    che ha lo scopo  di tutelare   la  salute  di intere popolazioni.  Un fatto  di ben altra importanza e gravità.
 
 Si tratta dunque più di una lotta  di poltrone  che di principi. Ed è anche sospetto l'atteggiamento del Ministero dell'Ambiente  che non ha iniziato  un iter per raggiungere un accordo   con la Regione,  che avrebbe impedito alla Consulta di emettere la sentenza.  Non è da escludere  che oltre canale  si siano messi  d'accordo (lasciando fare il suo corso alla Consulta)  per risolvere  il problema Barbetti  all'interno del mercato delle poltrone, le cui regole si studiano e si applicano,  ancora una volta, nei palazzi livornesi,  fiorentini e romani: per Matteoli un accordo con Martini vale bene la trombatura di Barbetti.
 
 Se da oltre canale,  da destra  o da sinistra,  interessasse  veramente qualcosa  degli elbani  e dei   loro problemi, non si farebbero la guerra per  venire a decidere in casa nostra.  Ma organizzerebbero  un tavolo di consultazione ampio    con  i rappresentanti delle  categorie  economiche, con i   Sindaci,   con le associazioni    culturali e   ambientaliste,   insomma con gli elbani per  cercare un accordo.
 
 In questo caso, se  le  opinioni degli elbani   contassero qualcosa, come succede in democrazia,  Barbetti  tornerebbe  al Parco come presidente.  Ma difficilmente questo  avverrà perché, come sta accadendo anche per la scelta dei candidati a sindaco, ai tavoli dove si decide sull'Elba non c'è posto  per  gli elbani. C’è invece qualche posto per qualche ascaro locale  al quale verrà gettato  qualche osso. Ma gli ascari non sono elbani, sono ascari.
 
 Elba 2000
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